Mag
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Avevo nove anni, vidi giocare Gianni Rivera. Devo ammetterlo, prima mi innamorai di quell’immeso giocatore.
Proprio grazie a lui, alle sue battaglie contro il potere, ai suoi “errori” sempre pagati senza occhi di riguardo, al suo godere di vittorie meritate e non “regalate”, diventai Milanista dentro.
Oggi, per come vivo, per come penso, per come vedo il mondo, credo di essere nato Milanista.

Il Milan non è una squadra, non soltanto…

Il Milan è un “modus vivendi”. Scusate il latino, non lo faccio più, perché mi sembrerebbe d’essere Brera e non voglio.

Il Milan è la Squadra che è stata derubata molto, e non ha rubato mai (e se l’ha detto il giornale di Rifondazione comunista c’è da credergli; non parlavano con ironia).

Il Milan è la Squadra che ha affrontato coincidenze avverse sempre e comunque (solo un esempio: le due trasferte sudamericane per l’Intercontinentale per noi furono un massacro, mentre i cugini trovarono due volte una squadra di calciatori seri, l’Independiente).

Il Milan è la Squadra che ha subito furti vergognosi all’ultima giornata delle stagioni 1971/72 e 1972/73 e che è stata punita per aver protestato.

Il Milan è la Squadra che ha subito una fanatica guerra, durata undici anni, affinché non arrivasse a fregiarsi della stella.

Il Milan è la Squadra punita nel 1980 per aver fatto meno brogli di tutte le altre.

Il Milan è la Squadra che nel 1982 subì, sempre all’ultima giornata, tripla ingiustizia:
“errori” arbitrali a nostro danno e contemporanei “errori” a favore del Cagliari e del Genoa che si giocavano con noi la salvezza.

Il Milan è la Squadra che si vide assegnare sconfitte a tavolino per fatti banali al fine di arginare la nostra corsa verso lo scudetto: nel 1987/88 non riuscirono nello scopo, due anni dopo ci sgambettarono.

Il Milan è la Squadra che, sempre nel 1990, si vide assegnare il giustiziere Rosario Lo Bello, con l’incarico esplicito di demolirci in un Verona-Milan (eseguito: tre espulsi in campo, espulso Sacchi e scudetto al Napoli) su richiesta di Ferlaino e Moggi, il tutto dichiarato dallo stesso Ferlaino al Mattino di Napoli pochi anni fa e prontamente messo a tacere.

Il Milan è la Squadra che trascorse due anni e mezzo senza ricevere un calcio di rigore a favore (ricordate il Milan stellare che giocava sempre nell’area avversaria? Appena atterravano uno dei nostri si levava l’urlo: “non vogliamo rigori, facciamo da soli”).

Il Milan è la Squadra che a Marsiglia avanzò la legittima richiesta di sospendere la partita, essendosi spenti oltre il 40% dei riflettori; Galliani decise di uscire dopo che l’arbitro lo provocò indicando gli occhi, come a fargli capire di mettersi gli occhiali; siamo passati dalla parte della ragione a quella di uno pseudo torto e bastonati con accanimento “terapeutico”.

Il Milan è la Squadra che fece scoppiare lo scandalo dei passaporti e che subì l’osceno tentativo di farla passare da accusatrice a colpevole.

Il Milan è quelli che ingiustamente hanno pagato Calciopoli e che, il Dio del Calcio, ha ripagato con Atene 2007

Il Milan è questo, Civiltà classica contro l’era delle caverne.

Per queste ragioni mi sento, nell’anima, Milanista…

Il Milanista, ricco o povero, bello o brutto, padrone od operaio, plurilaureato o analfabeta, tombeur de femmes o respinto, ha una consapevolezza che è solo sua, che costituisce la sua ricchezza, il suo Credo Calcistico unico e irripetibile.

Il Milanista sa che la sua Squadra ha vinto tantissimo di suo, tutto

Il Milanista sa che la sua squadra non ha mai avuto nulla gratis e se ne rallegra, poiché il Milanista non ha bisogno d’elemosine; l’elemosina è la condizione della povertà, e il Milanista, quand’anche non possedesse nulla, è ricco dentro. Se non possiede nulla vivrà di frutta selvatica, oppure pescando con le mani, ma il Milanista non è e non sarà mai un accattone dello spirito.

Il Milanista è sempre un signore, sia che possieda un impero, sia che viva sotto i ponti. Le ricchezze sono fatte d’oggetti materiali, la signorilità è una condizione impagabile interiore: c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Il Milanista ce l’ha

Essere Milanisti non vuol dire essere fanatici che urlano il nome di una squadra; tutti sono capaci.
Essere Milanisti è un onore; ed è un impegno mostrare agli altri cosa vuol dire essere Milanisti

Il Milanista è sempre presente alle sue azioni, è attento, valuta quando occorre vagliare, agisce quando si deve procedere. Quando sbaglia prende nota per non ricadere, ma non sprofonda mai nella depressione; quando si muove correttamente cerca lo stesso i lati perfettibili, si rallegra del risultato senza esaltarsi troppo, e poi passa al problema successivo.

Il Milanista vive nel mondo reale senza troppi rimpianti per il pianeta violento e ingrato, per l’epoca sbagliata, per i troppi cattivi ecc. che ci sono sempre stati.

Il Milanista non è un fanatico sognatore di ghigliottine per il desiderio di “migliorare” il prossimo “Homo homini lupus” diceva Hobbes, e riscusate il latino: ma ciò vuol dire che sono sempre esistiti gli armenti e i predatori.
Mentre gli “altri” passano il tempo a cavillare sul futuro remoto e rimpiangono e maledicono il passato perché è passato senza lasciare loro nulla, il Milanista sa che passato e futuro sono solo parole.

Il Milanista, anche quando rivive i trionfi del passato, è consapevole che si tratta d’astrazioni della memoria, e non si lascia annichilire l’animo dai ricordi, belli o brutti.

Il Milanista, anche quando teme il futuro, non si abbandona ad atteggiamenti stomachevoli; quelli vanno bene per i mendicanti dello spirito

il Milanista pensa, progetta, agisce. Così, semplicemente così; e se le cose vanno male non si abbassa all’isteria, non si piange addosso, non si umilia, poiché è consapevole che darebbe soddisfazione ai pezzenti che lo odiano, e sa che lo odiano poiché lo invidiano, e sa anche che lo invidiano poiché sanno bene che la nostra storia, la nostra rettitudine, la nostra coscienza-consapevolezza sono per “loro” irraggiungibili, sono una sorgente ricca e fresca, ben visibile eppur lontana, cui non potranno mai estinguere la loro arida, misera bassezza.

Siamo Milanisti con consapevolezza, viviamo la nostra condizione e l’immensa storia con partecipazione e siamo orgogliosi della nostra squadra, e ci comportiamo da Milanisti. Per chi vuole essere villano e meschino ci sono tante altre squadre: ha solo l’imbarazzo della scelta.

Essere Milanisti è un onore; ed io, ogni giorno, vedo di meritarmelo